L'originario scopo del tribunato però era, se si considera in se stesso, piuttosto una idealità democratica che una politica possibilità; ma nella pratica era tanto odioso all'aristocrazia plebea, nelle cui mani doveva pervenire, come era infatti pervenuto, l'esercizio di questo potere, e tanto incompatibile ai nuovi ordini del comune, nati dal legale livellamento dei ceti, e già inclini, forse più che in antico, all'aristocrazia, quanto era stato odioso da principio alla libertà originaria, e quanto era riuscito inconciliabile coll'antica costituzione consolare e patrizia. Ma invece di sopprimere il tribunato si preferì convertirlo da una macchina di opposizione ad un organo di governo, associando all'esercizio del potere i tribuni del popolo, i quali in origine erano sempre stati esclusi da ogni partecipazione all'amministrazione, e non erano nè magistrati nè membri del senato. Se fino da principio essi erano eguali ai consoli nella giurisdizione, e se fin dalle prime fasi della lotta tra le due classi opposte, essi, come i consoli, si arrogarono l'iniziativa legislativa, essi ottennero in quest'altro periodo storico, e, sebbene non possa accertarsene l'anno, verosimilmente nel momento stesso che si concepì l'uguaglianza dei ceti, o poco appresso, una posizione pari a quella dei consoli di fronte alla vera autorità governativa, che era il senato.
Fino allora essi avevano assistito ai dibattimenti del senato sedendo su uno sgabello posto sull'uscio; ora essi ottennero di sedere nel senato stesso accanto agli altri pubblici ufficiali ed il diritto di prendere la parola nei dibattimenti.
| |
Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
|
|
|