Esso si studiava di non dare presa al partito d'opposizione ed all'ambizione con riforme impopolari e con violazioni manifeste della costituzione, e sebbene non favorisse l'ingerenza dei comizi, non si oppose però che essa si estendesse in senso democratico. Ma se i cittadini acquistarono con ciò l'apparenza del potere, il senato ne serbò la sostanza: una influenza preponderante sulla legislazione, sulle elezioni dei magistrati e su tutto l'indirizzo del governo.
Ogni nuovo disegno di legge era preventivamente discusso in senato; e nessun magistrato avrebbe mai osato sottoporre ai comizi un progetto senza il parere o contro il parere del senato; e quando pure ciò avvenisse, il senato aveva pronti all'uopo moltissimi rimedi per soffocare, sul nascere, una molesta proposta, o per sventarla poi, sia frapponendo l'intercessione dei magistrati, sia facendo intervenire una nullità rituale per mezzo dei sacerdoti; e in casi estremi esso, come prima autorità amministrativa, aveva in mano la facoltà dell'esecuzione non meno che quella della non esecuzione dei plebisciti.
Il senato si attribuiva, col tacito consenso del comune, anche il diritto di sciogliere dalle leggi in casi urgenti, riservata la ratifica del popolo, - riserva, che da principio non vantaggiava molto il senato, ma che a poco a poco si ridusse a una semplice formalità, tanto che in progresso di tempo non si pensava nemmeno più di domandar il plebiscito sanatorio.
In quanto alle elezioni passarono di fatto al senato quelle che prima dovevano farsi dal magistrato, e che avevano una importanza politica; in questo modo il senato si arrogò, come abbiamo già detto, il diritto di eleggere il dittatore.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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