Pagina (113/376)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Si aggiunge a ciò, per ultimo, la possente e prudente influenza dell'aristocrazia sulle elezioni, colla quale non sempre, ma d'ordinario, le medesime si facevano cadere su candidati benvisi al governo.
      In quanto all'amministrazione, tutto ciò che riguardava la guerra, la pace e le alleanze, la fondazione di colonie, le assegnazioni di terreni, le pubbliche costruzioni e in generale tutti gli affari di notevole importanza e particolarmente tutto il ramo delle finanze, dipendeva esclusivamente dal senato.
      Il senato era quello che di anno in anno dava ai magistrati le direttive generali nell'attribuzione delle loro sfere d'affari e nella limitazione delle truppe e dei danari da mettersi a disposizione di essi; ad esso finalmente si ricorreva da ogni parte in tutti i casi d'importanza; ad eccezione del console, gli amministratori del pubblico tesoro non potevano fare pagamenti a nessun impiegato e a nessun privato se non dopo deliberazione del senato.
      Solo nel trattamento degli affari correnti e nell'amministrazione giudiziaria e militare il supremo collegio governativo non s'ingeriva; l'aristocrazia romana aveva troppo buon senso e troppo giudizio per voler cambiare il governo della repubblica in una tutela esercitata da ciascun magistrato e lo strumento in una macchina.
      È evidente che questo nuovo reggimento del senato, malgrado tutti i riguardi per le esistenti forme, riusciva ad un compiuto sconvolgimento dell'antica repubblica.
      La stasi ed il torpore della libertà attiva dei cittadini, l'abbassamento dei magistrati, scaduti all'ufficio di presidenti e di commissari esecutivi, la trasformazione dei due poteri costituzionali in un semplice collegio assolutamente consultivo, che, sebbene nelle più modeste forme, divenne il governo centrale del comune, erano essenzialmente prove di rivoluzione e di usurpazione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376