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      Se però la storia giustifica tutte le rivoluzioni e tutte le usurpazioni, quand'esse si presentano al suo tribunale, dimostrando che fecero e solo poterono fare buon uso del potere, anche in questo caso il giudizio della storia deve riconoscere che il senato romano ha compreso a tempo il suo grande compito e lo ha adeguatamente compiuto.
      Chiamato dal libero suffragio della nazione, non dal semplice caso della nascita, riconfermato di cinque in cinque anni dal severo tribunale dei buoni costumi, composto da uomini meritevolissimi, nominati a vita e non dipendenti dalla scadenza del mandato o dal vacillante favore del popolo, ordinato in un corpo concorde, e, dopo l'uguaglianza dei ceti, chiuso, il quale ammetteva però e comprendeva tutte le intelligenze politiche e la pratica ragion di stato, disponeva senza limiti in tutte le questioni finanziarie e nella direzione della politica estera, dominava compiutamente il potere esecutivo in grazia della breve sua durata e in grazia della intercessione tribunizia divenutagli, col cessare della lotta di classe, alleata sommessa, il senato romano era la più nobile espressione della nazione per la sua coesione e la sua politica, per l'unione e per l'amor patrio, per la forza ed il coraggio, la prima corporazione di tutti i tempi - «una assemblea di re» che aveva talento di combinare l'energia dispotica coi sacrifici repubblicani.
      Mai uno stato fu rappresentato all'estero con maggior fermezza e dignità di quanto lo fu Roma ai tempi migliori del suo senato.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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