Non possiamo certamente ignorare che, nell'amministrazione interna, l'aristocrazia del denaro e del suolo, rappresentata in senato per eccellenza, procedesse con parzialità negli affari che si riferivano a' suoi interessi particolari, e che la prudenza e l'energia del collegio sovente non furono impiegate a prò dello stato. Però la grande massima, scaturita dalle difficili lotte, per le quali tutti i cittadini romani erano eguali davanti alla legge nei diritti e nei doveri, e la conseguente apertura della carriera politica, cioè l'ammissione di ciascuno nel senato, mantennero accanto allo splendore dei successi militari e politici la pubblica e la nazionale armonia togliendo alla differenza dei ceti quell'amarezza e quell'astiosità, che avevano inasprito le lotte tra i patrizi ed i plebei; e poichè la felice tendenza della politica estera richiedeva che i ricchi si mantenessero in forza ancora per un altro secolo senza dover opprimere il ceto medio, il popolo romano ha potuto, più lungamente di quello che suol essere concesso ad un popolo, portare a compimento nel suo senato la più grandiosa di tutte le opere umane: un savio e felice governo nazionale.
QUARTO CAPITOLO
CADUTA DELLA POTENZAETRUSCA - I CELTI
1. Dominio marittimo etrusco-cartaginese. Dopo aver esposto come si venisse svolgendo la costituzione romana durante i due primi secoli della repubblica, la storia esterna di Roma e d'Italia ci riconduce al principio di quest'epoca.
Allorchè i Tarquini furono scacciati da Roma, la potenza etrusca toccava il suo apogeo.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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