La vittoria arrise agli Elleni. La battaglia presso Salamina (274 = 480) salvò e vendicò l'Ellade propriamente detta; e nello stesso giorno - come è fama - i signori di Siracusa e di Agrigento, Gelone e Terone, vinsero presso Imera così compiutamente l'esercito del generale cartaginese Amilcare, figlio di Magone, che in quella giornata stessa la guerra fu finita, e i Fenici, i quali allora non avevano ancora progettato di soggiogare tutta la Sicilia, fecero ritorno alla politica difensiva, ch'essi avevano seguito fino a quel tempo.
Sono ancora conservate alcune grandi monete d'argento, coniate coi gioielli offerti da Damareta, moglie di Gelone, e da altre nobili dame siracusane per sostenere questa guerra, e le più lontane età ricordano con riconoscenza il clemente e valoroso re di Siracusa e la magnifica vittoria cantata da Simonide.
Prima conseguenza di questa umiliazione di Cartagine, fu la caduta del primato marittimo dei suoi alleati etruschi. Già Anassilao, signore di Reggio e di Zancle, aveva chiuso lo stretto siciliano ai loro corsari mercè una flotta permanente (verso il 272 = 482).
I Cumani e Gerone di Siracusa riportarono pochi anni dopo una definitiva vittoria presso Cuma contro il naviglio tirreno (280 = 474), in aiuto del quale i Cartaginesi invano tentarono di accorrere.
È questa la vittoria cantata da Pindaro nella sua prima ode pitica ed esiste ancora l'elmo etrusco, che Gerone spedì ad Olimpia coll'iscrizione: «Gerone Deinomeneo e i Siracusani a Zeus spoglia tirrena da Cuma».
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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