Pagina (125/376)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Portavano un largo cerchio d'oro al collo, privi di elmo e non portavano alcuna specie d'arme da getto, ma erano invece muniti di uno smisurato scudo e d'una lunga daga mal temprata, d'un pugnale e d'una lancia; tutte queste armi erano guarnite d'oro, essendo abili a lavorare i metalli. Per acquistare rinomanza tutto ad essi serviva, persino le ferite riportate, che non di rado espressamente allargavano per ostentare una più appariscente cicatrice.
      D'ordinario combattevano a piedi, ma alcune schiere anche a cavallo, e allora ogni cavaliere libero era seguito da due scudieri egualmente a cavallo; ebbero presto carri da battaglia come i Libii e gli Elleni de' più antichi tempi. Parecchi tratti ricordano i cavalieri del medio-evo; più di tutto il duello, che era estraneo ai Romani ed ai Greci. E non solo in guerra essi solevano sfidare a singolar combattimento il nemico dopo d'averlo schernito e beffeggiato con gesti e parole, ma combattevano nelle pompose loro armature all'ultimo sangue anche in tempo di pace.
      È naturale che dopo le battaglie e le parate non mancassero gazzarre e banchetti.
      I Celti conducevano questa maniera di vita vagabonda e soldatesca, la quale tra continue lotte ed azioni, come soglion dirsi, eroiche, compiute sotto il proprio e sotto l'altrui vessillo, li disseminava dall'Irlanda e dalla Spagna sino all'Asia minore. Ma qualunque cosa intraprendessero, si dissolveva come la neve a primavera, cosicchè in nessun luogo si trova un grande stato, in nessun luogo una cultura creata dai Celti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





Libii Elleni Romani Greci Celti Irlanda Spagna Asia Celti