Sarebbe stato forse ottimo consiglio accordare l'aiuto e ridurre cosė sotto la dipendenza di Roma i Galli con le armi e gli Etruschi col soccorso prestato loro; ma un intervento di tanta conseguenza, che avrebbe costretto i Romani a cominciare e sostenere una guerra grossa ai confini nordici dei Toschi, non entrava ancora nella sfera della loro politica.
Cosė altro partito non rimaneva se non quello di astenersi da ogni intromissione. Ma con poco senno si rifiutarono le truppe ausiliarie e si mandarono ambasciatori i quali, con senno anche minore, credettero di poter impaurire i Celti con le frasi, e quando queste a nulla valsero, di poter ledere impunemente il diritto delle genti avendo da fare con barbari.
Si posero dunque gli ambasciatori romani nelle file degli Etruschi di Chiusi, prendendo parte ad un combattimento e uno di essi colpė e trasse di cavallo un condottiero dei Galli.
I barbari si condussero in questa circostanza con moderazione e avvedutezza. Innanzi tutto chiesero alla repubblica romana la consegna dei temerari violatori del diritto delle genti, e il senato era disposto a rassegnarsi alla giusta domanda, senonchč nel popolo prevalse alla riparazione dovuta agli stranieri la compassione dei compatrioti; i cittadini ricusarono di accordare soddisfazione, anzi si pretende che i valorosi ambasciatori furono perfino nominati tribuni consolari per l'anno 364 = 390(17), che doveva esser segnato con nota funesta negli annali romani. Allora il Brenno, cioč il re dell'esercito dei Galli, levō l'assedio di Chiusi e tutta l'armata, che si fa ascendere a 170.000 uomini, si volse verso Roma.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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