Essa non cambia in nulla le condizioni politiche.
Partiti che furono i Galli coll'oro del riscatto, che una leggenda di data posteriore e male immaginata pretende sia stato riportato a Roma da Camillo, raccoltisi di nuovo i fuggiaschi intorno alle rovine della loro patria, stornato per le nobili esortazioni di Camillo l'insano progetto di alcuni stolti che volevano trasportare a Veio la capitale, riappariscono in fretta e senz'ordine le case in mezzo alle macerie - le contrade anguste e tortuose di Roma hanno questa origine - ed ecco Roma risorta nell'antica e maestosa sua grandezza; e non è inverosimile che questo avvenimento abbia potentemente contribuito, benchè non immediatamente, a togliere all'antagonismo, che regnava tra l'Etruria e Roma, alquanto della sua asprezza, e a stringere maggiormente i vincoli di concordia che già esistevano tra Roma e il Lazio.
La lotta tra Galli e Romani, dissimile da quella tra Roma e l'Etruria, ovvero tra Roma ed il Sannio, non è l'urto di due potenze politiche, che pattuiscono e stipulano tra loro, ma è piuttosto paragonabile alle catastrofi naturali, dopo le quali l'organismo, se non è distrutto, riprende tosto il suo equilibrio. I Galli sono ritornati nel Lazio parecchie altre volte; l'anno 387 = 367 quando Camillo li sconfisse presso Alba - e questa fu l'ultima vittoria dell'antico eroe, il quale era stato sei volte tribuno consolare di guerra, cinque volte dittatore ed avea salito quattro volte in trionfo il Campidoglio; l'anno 393 = 361, quando il dittatore Tito Quinzio Penno pose il campo di fronte a loro, vicino al ponte sull'Aniene, alla distanza d'uno scarso miglio dalla città; ma le schiere galliche andarono nella Campania prima di venire a battaglia; nel 394 = 360 allorchè il dittatore Quinto Servilio Aala combattè dinanzi alla porta Collina colle schiere che ritornavano dalla Campania; nell'anno 396 = 358 allorchè il dittatore Gaio Sulpizio Petico li sconfisse; nel 404 = 350 in cui passarono perfino l'inverno accampati sul monte Albano, e battagliarono sulla spiaggia coi pirati greci pel bottino, fin tanto che Lucio Furio Camillo l'anno seguente ne li scacciò - avvenimento raccontato in Atene dal contemporaneo Aristotile (370-432 = 384-322).
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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