Cere, che per essere la più prossima a Roma, aveva dovuto soffrire più delle altre città, fu costretta a cedere (403 = 351) la metà del suo territorio a Roma, e a staccarsi con quel poco paese che le rimase dalla lega etrusca, per rassegnarsi ad una condizione di dipendenza sotto il comune di Roma.
Non parve però opportuno conferire a questo comune, composto di gente d'origine diversa dalla romana, e posta a maggior distanza, il pieno diritto di cittadinanza romana, come si era praticato coi comuni latini e volsci più vicini ed affini; si conferì quindi al comune di Cere il diritto di cittadinanza romana senza il diritto attivo e passivo di elezione (civitas sine suffragio), e questa fu la prima forma di sudditanza che secondo la costituzione si trovi nella storia romana; per cui uno stato, fino allora rettosi a proprio arbitrio, fu cambiato in un comune dipendente, ma con propria amministrazione. Non trascorse molto tempo (411 = 433) che anche Falera, la quale sotto la denominazione tosca aveva conservata l'originaria sua nazionalità latina, si staccò dalla lega etrusca e fece alleanza perpetua con Roma, e così, sia in un modo, sia nell'altro, tutta l'Etruria meridionale venne assoggettandosi alla supremazia romana.
In quanto a Tarquinia e all'Etruria settentrionale i Romani d'ordinario si accontentarono di tenerle legate con un trattato di pace per il lungo periodo di 400 mesi (403 = 351).
E così i popoli dell'Italia settentrionale, che finora si erano logorati in continuo e disordinato conflitto, si venivano a mano a mano assestando in modo più durevole ed in più stabili confini.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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