Le calate dei barbari dalle Alpi cessarono sia per la disperata difesa degli Etruschi nella loro più rimpiccolita patria e per la vigorosa resistenza dei potenti Romani, sia anche in conseguenza dei cambiamenti avvenuti al settentrione delle Alpi, dei quali non abbiamo notizia.
Fra l'Alpi e l'Appennino, sino agli Abruzzi, erano rimasti i Celti quasi ovunque o dominanti o padroni, particolarmente del paese piano e dei ricchi pascoli; ma l'ordinamento delle loro colonie era fiacco e superficiale, e il loro dominio non gettò profonde radici nel suolo conquistato, non mirando essi in nessun modo ad assicurarsene il possesso assoluto.
Come stessero le cose nelle Alpi e come i sopravvenuti Celti in questa regione si mescolassero con più antiche schiatte etrusche e di altre origini, le nostre incerte notizie delle nazionalità dei successivi popoli alpini non ci consentono alcun giudizio.
Solamente i Reti, come qui si chiamavano, nel paese che ora è dei Grigioni e dei Tirolesi, possono con probabilità considerarsi di stirpe etrusca. Gli Umbri si mantennero nelle valli degli Appennini; i Veneti dalla diversa lingua nella parte nord-est della valle del Po; sui monti, verso occidente, si mantennero le schiatte liguri estendendosi sino a Pisa e ad Arezzo, e dividendo il vero paese dei Celti dall'Etruria.
Questi abitavano soltanto la pianura centrale; a settentrione del Po gli Insubri ed i Cenomani, a mezzodì i Boi; sulla riva del mare Adriatico, da Rimini sino a Ancona, nel così detto paese dei Galli (ager Gallicus) i Senoni, senza far cenno di altre piccole popolazioni.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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