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      Questa uniformità delle costituzioni latine con quelle della città primeggiante può esser certo avvenuta in un'epoca più recente; ma l'intima verosimiglianza vorrebbe piuttosto che la nobiltà romana, una volta ottenuta in casa propria la stessa riforma della costituzione anche ai comuni della confederazione latina, e che, malgrado l'ostinata resistenza, che minacciò persino la continuità della lega romano-latina - resistenza formata in parte dai Tarquini discacciati, in parte dalle famiglie regie e dai partiti degli altri comuni del Lazio - abbia finalmente introdotto in tutto il Lazio il dominio dei nobili.
      Il minaccioso sviluppo della potenza etrusca, avvenuto appunto intorno a questi tempi, le continue incursioni dei Veienti, la guerra di Porsena, devono avere grandemente contribuito a persuadere la nazione latina di mantenere l'antica forma dell'unione con Roma, di continuare a riconoscerne la supremazia, e, per evitare più gravi pericoli, di chinare il capo anche alla riforma della costituzione comunale, riforma del resto già da lunga mano preparata, e forse anche di rassegnarsi a vedere maggiormente estesi i diritti dell'egemonia romana.
      4. Espansione di Roma. Consolidata così e cresciuta in vigoria, la nazione latina si sentì in grado non solo di mantenere da ogni parte i suoi confini, ma anche di allargarli.
      Abbiamo già notato che gli Etruschi tennero solo per breve tempo la supremazia sul Lazio e che le condizioni di questo paese non tardarono a ridursi allo stato in cui esso si trovava al tempo dei re, e da questo lato non si mutarono nè si estesero i confini se non più d'un secolo dopo la cacciata dei re.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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