Da ciò si comprende con quali modi il comune romano avesse saputo stringere a sè le sue città tutelate, ed a qual pericolo si esponesse una città che avesse osato sottrarsi al dominio del suo protettore.
Veramente rimaneva ancora nella confederazione latina, se non a quella degli Ernici, l'antico formale diritto alla terza parte del bottino fatto in guerra e così pure parecchie altre reliquie dell'originaria eguaglianza di diritto: ma le prerogative che s'andavano perdendo erano importanti abbastanza per dar ragione dell'inasprimento che in quest'epoca si manifestava nei Latini riguardo ai Romani. Non solo in tutti gli eserciti che osteggiavano Roma, si incontravano in gran numero profughi latini combattenti sotto le insegne straniere contro la loro città egemonica, ma nell'anno 405 = 349 la stessa assemblea federale latina decise di rifiutare ai Romani il contingente.
Secondo tutte le apparenze vi era da prevedere fra non molto un'altra sollevazione di tutta la confederazione latina, proprio mentre si affacciava la minaccia di una collisione con un'altra nazione italica che era in grado di affrontare le forze riunite dei latini.
Dopo la sottomissione dei Volsci nessuna popolazione ragguardevole ostacolava ai Romani il passo verso mezzogiorno. Le loro legioni si avvicinavano a grandi passi al Liri. Sino dal 397 = 357 essi lottarono felicemente coi Privernati, nel 409 = 345 con gli Aurunci, cui fu tolta Sora posta sul Liri. Gli eserciti romani già si trovavano sui confini dei Sanniti, e la lega amichevole, che le due più valorose e più potenti nazioni italiche avevano conchiuso tra loro l'anno 400, era come il segnale precursore della lotta che stava per accendersi per la signoria sull'Italia, e che colla imminente crisi della lega latina doveva scoppiare minacciosa.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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