Altre traccie troviamo nella scrittura; l'arte antica nazionale, portata dal settentrione, fu dai Lucani e dai Bruzi abbandonata e sostituita colla greca, mentre nella Campania l'alfabeto nazionale e così anche la lingua si sviluppavano spontanei a maggior chiarezza e finezza sotto la civile influenza che vi ebbe la filosofia greca.
11. Confederazione sannitica. Il solo paese originario dei Sanniti rimase immune da queste innovazioni: le quali per quanto fossero belle e naturali, contribuirono però assai ad allentare sempre più il legame dell'unità nazionale già poco saldo sin dall'origine.
L'influenza dello spirito greco ha recato non lieve danno alla schiatta sannitica. I civili «Filelleni» della Campania si assuefecero, come gli stessi Elleni, a tremare dinanzi alle rozze tribù delle montagne, le quali dal canto loro non cessavano di corseggiare nella Campania e di molestare i degeneri loro coloni. Roma era uno stato chiuso, che disponeva delle forze di tutto il Lazio; i sudditi possono aver mormorato, ma ubbidivano. La schiatta sannitica era dispersa e sbriciolata per vaste terre, e la confederazione nell'antico Sannio aveva bensì conservati intatti i costumi ed il valore degli avi, ma d'altra parte l'aveva rotta intieramente con gli altri popoli e coloni sannitici.
Questo dissenso fra Sanniti della pianura ed i Sanniti abitatori della montagna fu, di fatti, quello che condusse i Romani oltre il Liri.
I Sidicini in Teano, i Campani in Capua, chiesero l'aiuto dei Romani (411 = 343) contro i loro propri connazionali, i quali con sempre nuove orde sottomettevano a tributo il paese e minacciavano di prendervi anche stabile dimora.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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