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      Mentre i Romani combattevano sulle sponde del Liri e del Volturno, altre guerre sconvolgevano il sud-est della penisola.
      Sempre pių gravemente minacciata dalle popolazioni dei Lucani e dei Messapi, e diffidando con ragione delle proprie armi, la ricca repubblica commerciale di Taranto, con buone parole e meglio con oro di buona lega, seppe tirare a sč condottieri e capitani di ventura del proprio paese.
      Il re degli spartani Archidamo, venuto in aiuto dei sui compatriotti alla testa d'un forte esercito, perė sotto le armi dei Lucani lo stesso giorno in cui Filippo vinse la battaglia di Cheronea (416 = 338). I superstiziosi Greci pensarono che la sua morte fosse avvenuta in espiazione del saccheggio del tempio di Delfi, a cui Archidamo coi suoi aveva partecipato diciannove anni prima.
      A lui successe un pių potente capitano, Alessandro il Molosso, fratello d'Olimpia, madre di Alessandro il grande.
      Unitamente alle schiere da lui condotte Alessandro trasse sotto le sue insegne i contingenti delle cittā greche, particolarmente quelle di Taranto e di Metaponto, oltre i Pediculi (che abitavano intorno a Rubi, ora Ruvo), i quali, come i Greci, si vedevano minacciati dalla gente sabellica; finalmente gli stessi esiliati lucani, il cui ragguardevole numero ci fa ritenere che forti dissensi interni straziassero la federazione lucana.
      In tal modo Alessandro si vide presto superiore di forze ai nemici. Cosenza, che era, come pare, la sede della federazione dei Sabelli stabiliti nella Magna Grecia, cadde nelle sue mani.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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