Fu verosimilmente verso quello stesso tempo e quale conseguenza della pace sannitica che fu trattata la pace anche tra Roma e Taranto. Le due città, a dir vero, non erano uscite apertamente in campo l'una contro l'altra; i Tarentini si erano mantenuti dal principio alla fine della lunga lotta tra Romani e Sanniti passivi spettatori e avevano solo continuato la lotta in lega coi Salentini contro i Lucani confederati dei Romani.
Avevano bensì i Tarentini lasciato sospettare ancora una volta, negli ultimi anni della guerra sannitica, di volersi intromettere più concludentemente; ma da un lato la triste posizione, in cui i continui attacchi dei Lucani li avevano ridotti, e dall'altro la persuasione crescente, che il totale soggiogamento del Sannio minacciava anche la propria indipendenza, li aveva decisi, malgrado le tristi esperienze fatte con Alessandro, di affidare di nuovo la loro sorte ad un capitano di ventura.
Chiamato, venne il principe spartano Cleonimo con cinquemila mercenari, ai quali aggiunse una schiera di egual forza racimolata in Italia e aumentata fino a 22.000 uomini col contingente dei Messapi, delle piccole città greche e particolarmente coll'esercito dei cittadini Tarentini.
Con questo esercito egli costrinse i Lucani a far la pace con Taranto e ad istituire un governo devoto ai Sanniti, per cui certo fu loro fatto il sagrifizio di Metaponto.
Quando ciò avvenne i Sanniti erano ancora in armi; nulla impediva allo spartano di accorrere in loro aiuto e di mettere il suo esercito e la sua strategia a servizio della libertà dei popoli e delle città italiche.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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