Pagina (190/376)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Prima di tutto non trattavasi tanto di costringere con soverchia fretta l'Italia meridionale a riconoscere solennemente la supremazia romana, quanto di compiere la conquista dell'Italia centrale, di cui erano state poste le fondamenta colla costruzione di strade militari e con le fortezze già fondate nella Campania e nell'Apulia durante l'ultima guerra, e venendo con ciò a separare gli Italici stabiliti nel settentrione da quelli del mezzogiorno della penisola, riducendoli a due masse segregate militarmente l'una dall'altra.
      A ciò, senza lasciarsi distrarre da altre imprese, miravano i Romani subito dopo la guerra sannitica. E prima di tutto si colse la propizia occasione per sciogliere la lega degli Equi e degli Ernici e distruggere con ciò l'ultima reliquia delle antiche confederazioni che nella regione tiberina erano state per lungo tempo rivali e socie dello stato romano.
      Nello stesso anno in cui fece la pace col Sannio (450 = 304), il console Publio Sempronio Sofo combattè con gli Equi; sottomise quaranta paesi in cinquanta giorni e tutto il territorio, ad eccezione della stretta ma aspra valle montana che ancora porta l'antico nome popolare, Cicolano, divenne possedimento romano, e qui, sulla riva settentrionale del lago Fucino, venne fondata l'anno dopo la fortezza di Alba, munita di una guarnigione di 6000 uomini, che fu l'antemurale contro i bellicosi Marsi e la fortezza dell'Italia media; e due anni più tardi furono fondate Turano e, più vicino a Roma, Carseoli, entrambi comuni federali secondo il diritto latino.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





Italia Italia Campania Apulia Italici Romani Equi Ernici Sannio Publio Sempronio Sofo Equi Cicolano Fucino Alba Marsi Italia Turano Roma Carseoli