Il Sannio impiegò gli ultimi sforzi per mettere in campo ad un tempo tre eserciti; uno riservato alla difesa del proprio territorio, il secondo doveva penetrare nella Campania, il terzo, più numeroso degli altri, era destinato a soccorrere l'Etruria. Questo esercito, condotto dallo stesso Ignazio, passando pel paese dei Marsi e per quello degli Umbri che favorivano la lega, arrivò nell'Etruria senza incontrare ostacoli (458 = 296). Nel frattempo i Romani s'impossessarono di alcune piazze forti nel Sannio, e annullarono l'influenza del partito sannitico nella Lucania; ma non riuscirono ad impedire la marcia dell'esercito capitanato da Ignazio.
Quando giunse la notizia a Roma, che ai Sanniti era riuscito di rendere vani tutti gli immensi sforzi compiuti per tener separati gli Italici del settentrione da quelli del mezzogiorno, che l'apparizione delle schiere sannitiche nell'Etruria era divenuta il segnale di una generale sollevazione contro Roma, che i comuni etruschi si affrettavano a far partire le proprie milizie e che di più assoldavano genti galliche, allora anche Roma si commosse; si formarono delle coorti di liberti e di ammogliati, e da tutti si comprendeva che l'ora della decisione era imminente.
Ma l'anno 458 = 296 passò, a quanto pare, in preparativi e marcie. Per il seguente 459 = 295 i Romani misero i loro migliori generali Publio Decio Mure ed il vecchio Quinto Fabio Rulliano alla testa dell'esercito d'Etruria, rinforzato da tutte le truppe che erano superflue nella Campania, sommanti a 60.000 uomini, per un terzo antichi cittadini Romani; oltre a ciò fu ordinata una doppia riserva, la prima presso Faleria, l'altra sotto le mura della capitale.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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