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      Allora il console voltosi al sacerdote Marco Livio gli impose di votare agli dei infernali la testa del duce romano e l’esercito nemico, e, gettandosi nel folto delle schiere galliche, cercò e trovò la morte. Questa eroica disperazione del grand'uomo, dell'amato duce, portò i suoi frutti. I pavidi, che già avevano volto le spalle, si fermarono, i più valorosi si precipitarono sulle orme del generale nelle file nemiche per vendicarlo o per morire con lui; e in buon momento, giunse sulla travagliata ala sinistra, speditovi da Rulliano, il consolare Lucio Scipione alla testa della riserva.
      La valente cavalleria campana che percosse i Galli ai fianchi e alle spalle, diede il tracollo alla bilancia; i Galli si diedero alla fuga e finalmente piegarono anche i Sanniti, il cui duce Ignazio cadde all'ingresso del campo. Novemila cadaveri di Romani coprivano il campo di battaglia, ma la vittoria riportata a sì caro prezzo valeva un simile sacrifizio. L'esercito della lega si sciolse e con esso si sciolse la federazione stessa; l'Umbria cadde in potere dei Romani, i Galli si dispersero, e i resti dei Sanniti si ritirarono ancora in buon ordine nel loro paese attraversando gli Abruzzi.
      La Campania invasa dai Sanniti mentre ferveva la guerra nell'Etruria, fu senza molte difficoltà rioccupata dai Romani dopo la fine della campagna del nord.
      Nel seguente anno (460 = 294) l'Etruria chiese la pace; Volsinii, Perusia, Arretium e in generale tutte le città unite nella lega contro Roma promisero un armistizio di quattrocento mesi.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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