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      Allora l'Italia tutta si quietò, poichè la guerra promossa da Falerii nel 461 = 293 non merita nemmeno il nome di guerra. Si saranno bensì dal Sannio rivolti bramosi sguardi su Taranto, la sola che fosse ancora in grado di prestare soccorso; ma fu speranza vana; il soccorso non venne. Furono le medesime cause di prima che imposero a Taranto l'inazione; il malgoverno all'interno, e la nuova dedizione dei Lucani a Roma nell'anno 456 = 298; cui si deve aggiungere il timore non infondato dei disegni d'Agatocle da Siracusa, il quale allora trovavasi all'apogeo della sua potenza e incominciava a rivolgere i suoi pensieri verso l'Italia.
      Intorno all'anno 455 = 299 egli prese ferma dimora a Corcira, di dove Cleonimo era stato scacciato da Demetrio Poliorcete e ora minacciava i Tarentini tanto dal mare Adriatico quanto dal Jonio. La cessione dell'isola a Pirro, re dell'Epiro, avvenuta nel 459 = 295, rimosse nella massima parte quelle inquietudini; ma gli affari di Corcira continuavano ad occupare la mente dei Tarentini, e come essi concorsero nell'anno 464 = 290 a difendere il re Pirro nel possesso dell'isola contro Demetrio, così Agatocle non cessava d'inquietare colla sua politica italica i Tarentini.
      Morto Agatocle (465 = 289) e tramontata con lui la potenza dei Siracusani in Italia, era già troppo tardi perchè Taranto potesse opporsi ai Romani.
      Il Sannio, stanco della lotta che durava da trentasette anni, aveva conchiuso la pace col console romano Manio Curio Dentato l'anno prima (464 = 290), e rinnovata, per forma, la lega con Roma.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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