E questa volta ancora, come nella pace del 450 = 304, i Romani non imposero a quella valorosa nazione nessuna condizione ingiuriosa e umiliante, e pare che non si esigessero nemmeno cessioni di territorio. La ragion di stato dei Romani preferiva seguire la via sino allora battuta e stringere sempre più e sempre più fortemente a Roma il litorale della Campania e dell'Adriatico prima di dar forma al pensiero della conquista immediata del paese interno.
La Campania era veramente già da lungo tempo ridotta in soggezione, ma la perspicace politica dei Romani riconobbe la necessità di due nuove fortezze litoranee onde assicurarsi della costa della Campania e furono costruite Minturno e Sinuessa (459 = 295), alle cui nuove popolazioni fu accordato, secondo l'esistente massima per le colonie litorali, il pieno diritto dei cittadini romani.
Con maggiore energia si procedeva ad allargare la signoria romana sull'Italia centrale. Come la sottomissione degli Equi e degli Ernici fu l'immediata conseguenza della prima guerra sannitica, così alla fine della seconda si aggiunse quella dei Sabini.
Lo stesso capitano che alla fine soggiogò i Sanniti, Manio Curio, spezzò nello stesso anno (464 = 290) la loro breve resistenza e costrinse i Sabini ad una sottomissione definitiva. Gran parte del territorio sottomesso fu subito occupato dai vincitori e distribuito fra i cittadini romani; e agli altri comuni di Cure, Reate, Amiterno, Nursia fu imposto il diritto di sudditanza romana (civitas sine suffragio).
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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