Roma non era ormai soltanto la prima, ma era diventata già la potenza dominante sulla penisola, allorquando sullo scorcio del quinto secolo quelle nazioni, che il favore degli dei ed il proprio valore avevano chiamato ciascuna nel proprio paese a primeggiare, cominciarono ad avvicinarsi le une alle altre e nel consiglio e sui campi di battaglia, e, come in Olimpia i vincitori delle eliminatorie si affrontavano tra loro per combattere una seconda e più seria battaglia, così ora si preparavano all'ultima e decisiva prova in una più grande arena, Cartagine, la Macedonia e Roma.
SETTIMO CAPITOLO
RE PIRRO CONTRO ROMA.
L'UNIFICAZIONE D'ITALIA
1. Relazioni dell'oriente coll'occidente. Ai tempi in cui Roma era l'incontrastata padrona del mondo, i Greci, per far dispetto ai Romani, loro padroni, solevano attribuire la grandezza di Roma alla febbre che trasse alla tomba Alessandro il Macedone in Babilonia l'11 giugno 431 = 323
Non riuscendo loro sopportabile ripensare a quello che era avvenuto, si consolavano coll'immaginare quello che sarebbe potuto avvenire, se il gran re, volte le sue mire all'occidente, come pare ne avesse avuto l'intenzione poco prima di morire, si fosse dato a contendere con le sue flotte il dominio dei mari ai Cartaginesi, e con i suoi eserciti la signoria della terra ai Romani.
Non è impossibile che Alessandro meditasse simile impresa e non occorre ricordare, che per un autocrate, in possesso di grandi forze armate di terra e di mare, non esistono limiti alle sue aspirazioni di dominio.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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