Tutto ben considerato, la propria potenza, gli alleati, le forze degli avversari, il concetto del macedone, guardato sotto ogni aspetto, ci si presenta come un'impresa eseguibile, quello dell'epirota come un'impresa impossibile; l'uno ci appare come il compimento d'una grande missione storica, l'altro come un memorabile errore; l'uno come la pietra fondamentale di un nuovo sistema di stati e di una nuova fase di civiltà, l'altro come un puro episodio storico.
L'opera di Alessandro sopravvisse al suo autore ancorchè egli fosse morto prematuramente; Pirro prima di morire vide cogli occhi propri crollare tutto il suo edificio. Furono due audaci e grandi nature d'uomini; ma Pirro non era che il primo capitano del suo tempo, Alessandro era innanzi tutto, e principalmente, il più grande genio politico dell'epoca; e se la perspicacia di distinguere il possibile dall'impossibile è quella che differenzia gli eroi dagli avventurieri, è forza annoverare Pirro fra questi ultimi e non si può metterlo a paragone di Alessandro suo parente e maggiore, come non si saprebbe paragonare il connestabile di Borbone a Luigi XI.
Eppure il nome dell'epirota risveglia in noi un certo senso di meraviglia, e quasi esercita sulle menti un fascino, che ben si spiega, sia per la cavalleresca e seducente sua personalità, sia perchè egli fu il primo greco che si misurasse coi Romani sui campi di battaglia.
Da Pirro cominciano quelle relazioni tra Roma e l'Ellade a cui è dovuto tutto l'indirizzo successivo della antica civiltà, e che perciò sono anche uno dei principali fattori della civiltà moderna.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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