Ma per ordine del loro capo Britomaris, il quale aveva da vendicare sui Romani la morte del padre, i Senoni uccisero gli ambasciatori e si dichiararono senz'altro per gli Etruschi.
Tutta l'Italia settentrionale, Etruschi, Umbri, Galli, si levò in armi e si potevano aspettare grandi cose se anche i paesi meridionali avessero colto il momento e si fossero dichiarati contro Roma anche i popoli che rimanevano fra i due belligeranti.
Pare infatti che i Sanniti, pronti sempre a combattere per la libertà, avessero mosso guerra ai Romani, ma, infiacchiti e serrati da tutte le parti come essi erano, potevano riuscire di poco o nessun vantaggio alla lega, e Taranto, come al solito, esitava.
Mentre i loro nemici conducevano pratiche per nuove alleanze, stipulavano trattati per sussidi e raccoglievano gente mercenaria, i Romani agivano.
5. Distruzione dei Senoni. I Senoni furono i primi ad accorgersi che grave pericolo fosse quello di battersi con i Romani.
Il console Publio Cornelio Dolabello invase il loro territorio alla testa d'un potente esercito: gli abitanti che non vennero passati a fil di spada, furono scacciati dal paese e la gente dei Senoni fu cancellata dalla lista delle nazioni italiche (471 = 283).
La cacciata di tutto un popolo non è inverosimile se si pensi che i Senoni vivevano principalmente di pastorizia; ed è probabile che i Senoni, cacciati dall'Italia, concorsero ad ingrossare quelle torme galliche, che poco dopo invasero le regioni danubiane, la Macedonia, la Grecia e l'Asia minore.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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