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      Allora, tutti d'accordo a rimpiangere la pace e a dar ragione a chi la consigliava; anzi furono tentati, o parve almeno che si volessero tentare, accordi con Roma. Pirro, che sospettava queste ostilità, prese d'allora in poi a trattare Taranto come paese conquistato, mandò i soldati a quartiere nelle case dei cittadini, sospese le adunanze del popolo e i convegni politici (süssìtia) che erano in buon numero, fece chiudere i teatri, sbarrare le passeggiate, e alle porte della città mise di guardia i suoi Epiroti.
      Degli uomini di governo, parecchi furono mandati come ostaggi oltre mare, altri si sottrassero all'esilio fuggendo presso i Romani.
      Parvero necessarie queste severe precauzioni perchè non si poteva aver nessuna fede nella costanza dei Tarentini. Dopo di che il re, padrone davvero di quella ricchissima città, si sentì in grado di iniziare le sue operazioni strategiche.
      8. Il primo urto con Pirro. Non ignoravano i Romani l'importanza della lotta che stava per cominciare. Anch'essi, innanzi tutto, vollero accertarsi della fede dei confederati, o, come meglio avrebbero potuto chiamarsi, dei sudditi: così si mandarono presidii romani a guardia delle città dubbie, e i capi del partito dell'indipendenza furono catturati e dannati del capo; in tal modo appunto furono spacciati alcuni senatori di Preneste.
      I preparativi per sostenere la lotta furono grandi: si decretò una tassa di guerra; si chiamarono alle armi tutti i contingenti di quanti sudditi e confederati aveva la repubblica non eccettuati nemmeno i proletari che pur erano esenti, per legge, dal servizio militare.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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