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      In seguito, la puntualità del ritorno dei prigionieri e la resistenza di Fabrizio ai tentativi di corruzione furono celebrati con tante lodi, che ci provano piuttosto la corruttela dei tempi sopravvenuti che la onorevolezza dei tempi di cui parliamo.
      Nella primavera del 475 = 279 Pirro, ripresa ancora l'offensiva, entrò nell'Apulia, dove l'esercito romano mosse ad incontrarlo.
      Sperando di dare una buona scossa al primato romano in questi paesi, il re offrì una seconda battaglia; nè i Romani la rifiutarono. L'urto avvenne presso Ausculum (Ascoli Satriano). Sotto la bandiera di Pirro combattevano, oltre i suoi soldati epiroti e macedoni, i mercenari italici e i militi di Taranto - che pigliavano nome dai loro scudi bianchi - e gli alleati Lucani, Bruzi e Sanniti, in tutto 70.000 fanti, de' quali 16.000 Greci ed Epiroti, più 8000 cavalieri e 19 elefanti.
      In quella giornata si trovavano, con i Romani, i Latini, i Campani, i Volsci, i Sanniti, gli Umbri, i Marruccini, i Peligni, i Frentani e gli Arpani; tutti insieme più di 70.000 uomini anch'essi, tra i quali 20.000 cittadini romani, e 8000 cavalieri. Entrambe le parti avevano fatti cambiamenti negli ordini di battaglia. Pirro, riconosciuti colla sua pronta perspicacia i vantaggi della disposizione in manipoli, adottata dai Romani, aveva sostituito sulle ali, alla lunga fronte delle falangi, un allineamento intercalato per manipoli, copiato dagli ordini delle coorti romane, e, forse per motivi non meno politici che militari, aveva mescolato tra le divisioni delle proprie genti le coorti dei Tarentini e dei Sanniti; nel centro si trovava, sola e serrata, la falange epirota.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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