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      Lo scopo della convenzione, da parte dei Romani, era quello di mettersi in condizioni di attaccare Taranto e di tagliare a Pirro le comunicazioni con la sua patria, ciò che non era possibile senza il concorso della flotta punica; da parte dei Cartaginesi era quello di trattenere il re in Italia per poter effettuare, senza contrasti, i loro disegni su Siracusa(38).
      Le due repubbliche alleate dovevano perciò, prima di tutto, pensare a vigilare il mare tra l'Italia e la Sicilia. Una flotta cartaginese forte di centoventi vele, lasciato il porto d'Ostia, ove, come pare, l'ammiraglio Magone che la comandava si era recato per conchiudere il trattato, si diresse verso il Faro.
      I Mamertini, i quali per le crudeltà commesse contro i Greci di Messina, non potevano aspettar da Pirro, quando egli fosse padrone della Sicilia e dell'Italia, che una giustissima vendetta, si dettero ai Romani ed ai Cartagiresi, e assicurarono loro il litorale siciliano dello stretto. Gli alleati avrebbero voluto impossessarsi anche di Reggio che sorge sulla spiaggia aperta, ma Roma non poteva assolutamente perdonare ai disertori che occupavano quella città, ed un tentativo combinato tra Romani e Cartaginesi per impadronirsene a mano armata, andò a vuoto.
      Dal Faro la flotta cartaginese veleggiò per Siracusa e l'assediò dal lato del mare nello stesso tempo che un grosse esercito punico ne tentava l'espugnazione da parte di terra (476 = 278). Era urgente il bisogno che Pirro giungesse in Siracusa, e nondimeno le cose d'Italia non gli permettevano ancora d'allontanarsene.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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