Simili a piccoli tiranni dei paesi circonvicini, erano costretti a tenersi uniti con Roma per la propria esistenza, come i posti avanzati si tengono al grosso dell'esercito, poichè, in fine, dai crescenti vantaggi materiali dei cittadini romani traevano pur essi grandissimo utile, giacchè, mercè la loro parità politica con i Romani, sebbene limitata, tenevano, ad esempio, come usuari, una parte dei beni demaniali, ed era loro permesso, come ai cittadini romani, di concorrere agli appalti dello stato.
Nemmeno qui furono evitate interamente le conseguenze dell'indipendenza loro concessa. Inscrizioni venusine dell'epoca repubblicana ed altre beneventane(46), venute da poco alla luce, ci apprendono che Venusia ha avuto, come Roma, la sua plebe e i suoi tribuni del popolo, e che ufficiali superiori di Benevento, almeno all'epoca della guerra di Annibale, portavano il titolo di console. Entrambi questi comuni appartengono alle più recenti fra le colonie latine di antico diritto. Si vede da queste iscrizioni quali esigenze si destassero in esse alla metà del quinto secolo quando incominciavano già a sentire mal volentieri il loro diritto di alleanza subordinato ai Romani, dei quali, sotto ogni aspetto, si consideravano pari, e già tendevano all'eguaglianza assoluta.
Perciò il senato si affaccendava ad opprimere quant'era possibile, nei loro diritti e privilegi, questi comuni latini, ed a trasformare la loro posizione di alleati in quella di sudditi, almeno per tutto quello che poteva senza togliere la barriera esistente fra quelli e i comuni non latini d'Italia.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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