20. Sistema di governo. Con le scarse notizie che ce ne giunsero non potremmo specificare il sistema, col quale questo edificio fu connesso e tenuto insieme. E non sapremmo, nemmeno per approssimazione, fissare la proporzione numerica, in cui stavano le tre classi di sudditi tra loro e in confronto dei cittadini originari(48), e così non si conosce che imperfettamente la distribuzione geografica di queste categorie nelle diverse regioni italiche. I concetti che servirono di base a quest'edificio sono invece così chiari, che non occorre spendervi intorno troppe parole.
Prima di tutto fu esteso il territorio del comune dominante alla maggior distanza possibile per non scardinare Roma, che era e doveva rimanere una repubblica urbana. Quando poi il sistema di effettiva incorporazione nella città toccò i confini, che le erano assegnati dalla possibilità dell'effettiva coesistenza urbana, confini che furono forse anche troppo allargati, le comunità che vennero successivamente aggregandosi alla città di Roma, furono costrette a rassegnarsi ad una condizione di sudditanza, poichè non è possibile contenere nei termini di semplice egemonia le relazioni di superiorità e di subordinazione nell'assestamento interno d'uno stato. Così venne formandosi a fianco di una classe di cittadini dominanti una seconda classe di cittadini sudditi, non già per ingordigia di potere e istinto dispotico dei Romani, ma per l'irresistibile forza delle cose.
21. Divisione e classificazione dei sudditi. Nè può negarsi del resto, che fra le arti della signoria romana non eccellesse quella di dividere i sudditi, come si fece sciogliendo le federazioni italiche, istituendo gran numero di comunità di poco conto e graduando il peso del dominio secondo le diverse classi dei sudditi.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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