Fu questa, in certo qual modo, la pił antica legge romana contro le spese voluttuarie: si aggiungono le leggi contro gli abusi dell'usufrutto dei pascoli pubblici, contro la sproporzionata appropriazione di terre del pubblico demanio occupabili e contro l'usura del denaro, leggi nate durante le contese delle caste.
Ma pił di queste o simili leggi, le quali almeno definivano la contravvenzione e spesso anche la misura della pena, era piena di gravi conseguenze la facoltą concessa ad ogni magistrato, avente giurisdizione, di decretare multe per fatti contro il buon ordine e di portare la cosa dinanzi al comune se le multe raggiungevano i limiti dell'appello e il multato non si rassegnava alla pena.
E gią volgente il quinto secolo, procedendo su questa via, uomini e donne venivano condannati quasi come criminali sia per scostumatezza, sia per l'incetta e l'ammassamento dei grani, sia per malie e per altre simili cose. Di riscontro, e per intima connessione con questo corso d'idee, si stabiliva la quasi giurisdizione dei censori, sorta appunto in quel tempo, i quali dell'autoritą loro conferita per formare il censo romano e il ruolo dei cittadini si valevano anche per imporre, a proprio arbitrio, tasse suntuarie, che appena nella forma differivano dalle pene contro il lusso, e per diminuire o togliere i diritti politici ed onorifici a quei cittadini intemerati che, accusati d'aver commesso azioni scandalose, venivano giudicati degni di biasimo. A quale estremo sino d'allora venisse spinta questa inquisitrice tutela lo prova il fatto che simili pene furono imposte a chi trascurasse la coltivazione del proprio campo, e che un uomo, Publio Cornelio Rufino (console 464 = 290 e 477 = 277) fu dai censori dell'anno 479 = 275 cancellato dalla lista dei senatori perchč possedeva suppellettili d'argento pel valore di 3360 sesterzi.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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Publio Cornelio Rufino
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