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      Il quadrato, che prima avanzava fitto e serrato, si scindeva in tre divisioni, quella degli astati, quella dei principi e quella dei triari, le quali si ordinavano su non più di quattro file e presentavano una fronte distinta in dieci gruppi (manipuli), di modo che tra ogni due linee e ogni due manipoli rimaneva un notevole spazio.
      Questo ritrarsi dallo sforzo complessivo, e persino delle minori unità tattiche, per lasciar luogo alla singolar tenzone e all'urto d'uomo contro uomo, era una continuazione ed un effetto dell'organismo, per cui tutta la legione aveva una meravigliosa individualità, come può dedursi dall'importanza dell'attacco a corpo a corpo e ad armi corte.
      In modo caratteristico venne formandosi anche il sistema dei trinceramenti dei campi militari; il luogo, dove un corpo di militi si accampava, fosse anche per una sola notte, veniva sempre rafforzato da una cinta regolare e trasformato quasi in una fortezza.
      Pochi cambiamenti si fecero nella cavalleria, che anche nel sistema della legione e dei manipoli non occupava che il secondo posto come nel sistema della falange.
      In complesso non venne mutato neppure il sistema degli ufficiali, soltanto che alla testa delle due legioni vennero messi tanti tribuni militari quanti ne comandavano prima l'esercito complessivo. Perciò il numero degli ufficiali fu raddoppiato. Ma è di quel tempo la separazione degli ufficiali subalterni i quali, alla testa dei manipoli dovevano, come i semplici soldati, meritarsi con l'arma in pugno, il loro grado e che passavano poi a mano a mano dai manipoli inferiori a quelli superiori.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376