Fu intorno a quei tempi che, presso gli Italici, al sistema degli scambi in natura si sostituì il sistema monetario, e perciò fu giocoforza ricorrere a modelli greci.
Se non che le precedenti condizioni dei commerci portarono che nell'Italia centrale, invece dell'argento, si stabilisse il rame come metallo monetizzabile e che l'unità monetaria si accostasse, in que' primordi, all'unità del valore sino allora in uso, cioè alla libbra di rame; questo fu il motivo per cui si usarono monete fuse in luogo di coniate; giacchè nessun punzone sarebbe stato sufficiente ad ottenere monete così grandi e così pesanti.
Sembra però che fin da principio sia stata presa per norma una proporzione fissa tra il rame e l'argento (250 : 1), e che la moneta di rame sia stata fusa su questa base, così che per esempio, in Roma, il grosso pezzo di moneta di rame, l'asse, in quanto a valore pareggiava uno scrupolo (scrupulum, scripulum) d'argento (= 1/288 di libbra).
È storicamente degno di osservazione che la zecca in Italia è sorta in Roma e precisamente ai tempi dei decemviri, i quali trovarono nelle leggi di Solone anche il prototipo per l'ordinamento della monetazione, e che da Roma si diffuse in molti comuni latini, etruschi, umbri e dell'Italia orientale: è questa pure una prova manifesta del primato che Roma teneva in Italia sin dal principio del quarto secolo.
E come tutti questi comuni esistevano in perfetta indipendenza gli uni accanto agli altri, così ovunque era locale anche il tipo, ed ogni territorio di città costituiva un proprio territorio monetario.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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