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      Così, dopo che la repubblica era diventata una grande potenza, Roma prese anch'essa l'aspetto di una grande città.
      12. Monete d'argento. Finalmente anche rispetto alla moneta Roma, come capo della federazione romano italica, entrò a parte del sistema greco a quel modo che era stata ammessa, di necessità, nel sistema politico del mondo ellenico.
      Fino a quel tempo i diversi comuni dell'Italia settentrionale e media, con poche eccezioni, avevano battuto soltanto monete di rame; le città dell'Italia meridionale invece, senza eccezione, avevano coniato monete d'argento, e tanti erano i tipi ed i sistemi legali delle monete quanti erano in Italia gli stati sovrani. Nell'anno 485 = 269 tutte queste zecche si limitarono a coniare monete spicciole, e fu adottato un solo tipo monetario per tutta Italia, il quale non si coniò più che in Roma. Capua sola conservò una sua propria moneta d'argento sotto un nome romano sì, ma su un altro tipo. Il nuovo sistema monetario era fondato su una proporzione legale dei due metalli, stabilita da lungo tempo.
      La comune unità monetaria era il pezzo da dieci assi, ossia il denario, che in rame pesava tre libbre e un terzo romane, in argento 1/72 di libbra romana, poco più della dramma attica. Da principio prevaleva ancora l'antico conio delle monete di rame, ed è probabile che le prime monete d'argento siano state coniate specialmente per la bassa Italia e pel traffico coll'estero.
      Nel tempo stesso, però, che le vittorie riportate dai Romani sopra il re Pirro e sopra Taranto, e l'ambasceria inviata dai Romani ad Alessandria avranno cominciato a mettere in gravi pensieri gli uomini di stato dell'Ellade, anche l'avveduto commerciante greco avrà guardato con non poco sospetto quelle nuove dramme romane, il cui conio piatto, uniforme e antiartistico era senza dubbio gretto e senza appariscenza in confronto di quello delle contemporanee monete di Pirro e dei Siculi, meravigliosamente belle, ma che nondimeno erano state copiate servilmente dai tipi greci, come solevano fare i barbari, e che, mercè la buona lena e il conio sincero, potevano reggere, fin da allora, al paragone di qualunque moneta greca.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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