In tutti gli aspetti della vita romana di questi tempi, nella legislazione come nelle monete, nelle idee religiose come nel formarsi delle leggende genealogiche, noi incontriamo traccie greche, e particolarmente dal principio del quinto secolo, cioè dalla conquista della Campania in poi, l'influenza greca sulle cose romane ci si manifesta con una rapida progressione.
La istituzione della tribuna nel foro romano detta graecostasis, destinata ad accogliere ragguardevoli ospiti greci, particolarmente i Massalioti, notevole anche sotto l'aspetto filologico, data già dal quarto secolo.
Nel secolo seguente gli annali cominciarono ad indicare i Romani doviziosi con soprannomi greci, come ad esempio Philippos o alla romana Philippus, Philon, Sophos, Hypsaeos. Si vengono introducendo costumi greci, come quello, certo ignoto agli Italici, di porre nel sarcofago iscrizioni in onore del trapassato, del quale costume il primo esempio che ci sia noto è l'epitaffio di Lucio Scipione console nell'anno 456 = 298.
Nè meno estraneo all'Italia era il costume d'innalzare in luoghi pubblici, senza il permesso del senato, monumenti d'onore agli antenati, e il gran novatore Appio Claudio fu il primo a darne l'esempio allorchè nel nuovo tempio consacrato a Bellona egli fece appendere scudi di bronzo colle immagini e gli elogi dei suoi maggiori (442 = 312). Dello stesso genere è l'uso introdotto nell'anno 461 = 293 di premiare con rami di palme i lottatori nei ludi romani, e soprattutto il modo greco della tavola.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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