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      Quanto povere fossero queste annotazioni, anche sulla fine dell'attuale periodo, e quale vasto campo esse lasciassero all'arbitrio degli annalisti che vennero poi, lo prova con inoppugnabile evidenza il confronto delle due relazioni sulla campagna del 456 = 298, l'una inserita negli annali, l'altra scritta nell'epitaffio del console Scipione(62).
      Gli storici che seguirono non erano evidentemente in grado di dare, in qualche modo, una forma leggibile e coerente a queste notizie tratte dalla cronaca urbana, e noi stessi, quand'anche avessimo sott'occhio la cronaca nella sua forma originaria, difficilmente potremmo trarre da essa prammaticamente la storia del tempo.
      Cronache urbane non ve n'erano però solo in Roma: ogni città latina aveva i suoi pontefici e i suoi annali, come consta chiaramente di alcune, ad esempio di Ardea, di Ameria, di Interamna sul fiume Nera; e con tutte queste cronache si sarebbe forse potuto ottenere ciò che si riuscì a fare per la prima epoca del medio evo nel confronto delle diverse cronache dei chiostri. Ma purtroppo a Roma, più tardi, si preferì di riempire le lacune con fiabe e con imitazioni elleniche.
      Oltre a questi deboli e mal sicuri provvedimenti per tenere il computo dei tempi e la memoria degli avvenimenti passati, non si può credere che in quest'epoca si siano conservati documenti, dai quali poter poi trarre direttamente la storia romana. Non si trova il menomo indizio di cronache private. Solo le case signorili si curavano di compilare le tavole genealogiche, importanti anche sotto i rispetti giuridici, e di far dipingere, a permanente memoria, l'albero genealogico sulla parete del vestibolo.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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