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      I pontefici, che erano abituati a vedersi richiedere dal popolo tanto l'indicazione dei giorni in cui si poteva rendere giudizio, quanto la soluzione dei dubbi riferibili al culto divino e ai riti legali, quando ne erano richiesti davano consigli e pareri anche su altri punti di diritto, e così venivano crescendo e coltivando in seno al loro collegio la tradizione, su cui si fonda il diritto privato romano e, sopra ogni altra cosa, le formole delle azioni giuridiche per ciascun fatto.
      Un codice, che raccolse tutte queste azioni, con l'aggiunta di un calendario che indicava i giorni in cui si rendeva giustizia, fu pubblicato da Appio Claudio o dal suo scrivano Gneo Flavio intorno all'anno 450 = 304. Ma questo tentativo di dare una forma scientifica ad una disciplina non ancora conscia de' propri principii, rimase lungamente infecondo.
      Che la conoscenza del diritto e l'insegnamento del medesimo fosse, fin dai primi tempi, un mezzo per rendersi ben accetto al popolo e per pervenire alle pubbliche cariche, è cosa naturale, sebbene la narrazione, che il primo pontefice plebeo Publio Sempronio Sofo (console dell'anno 450 = 304), e il primo sommo pontefice Tiberio Coruncanio (console del 474 = 280), dovessero le loro cariche alla conoscenza che avevano della giurisprudenza, sia piuttosto una supposizione degli eruditi che una vera tradizione.
      10. Lingua. Che il vero periodo di formazione della lingua latina e delle altre lingue italiche fosse già chiuso prima di quest'età e che la lingua latina fosse nelle sue parti sostanziali già compiuta intorno ai primi anni della repubblica, ce lo provano le reliquie delle dodici tavole, che senza dubbio ci pervennero assai rimodernate attraverso la tradizione semiorale, ma che ad ogni modo, se contengono un gran numero di vocaboli antiquati e di dura sintassi, particolarmente per l'omissione del soggetto determinato, non presentano quelle difficoltà insuperabili di interpretazione che abbondano nella cantilena dei fratelli Arvali, e si avvicinano molto più alla favella di Catone che il gergo di quelle antiche litanie.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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