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      È meno notorio, ma non meno certo, che anche il Lazio, se era superato dall'Etruria per la sontuosità e per la grandiosità delle opere d'arte, non la cedeva quanto alla genialità e alla pratica dell'operare.
      Manca, è vero, interamente ai Latini l'arte dell'intagliare le pietre dure, con tanta cura coltivata nella lussureggiante Etruria, e non si trova traccia in nessun luogo che gli artefici latini avessero smerciato i loro lavori all'estero come facevano gli orefici ed i lavoratori in terracotta dell'Etruria. È vero bensì che i templi latini non erano, al pari degli etruschi, sovraccarichi d'ornamenti di bronzo e di terra cotta, che le celle mortuarie latine non risplendevano d'oro al pari delle etrusche, ma ciò nonpertanto, chi ben consideri non trova che la bilancia penda a favore degli Etruschi.
      L'invenzione della statua di Giano, che si può attribuire ai Latini, come la divinità stessa, non è goffa, e ha un carattere originale più di qualsiasi altra produzione dell'arte etrusca.
      Il bel gruppo della lupa con i gemelli si richiama ad altre simili creazioni greche, ma in questa forma essa fu certamente immaginata dai Romani; ed è notevole che essa apparisca prima sulle monete d'argento coniate dai Romani nella Campania.
      Nella già nominata Cales, subito dopo la sua fondazione, pare che fosse stata inventata una particolare specie di stoviglie d'argilla istoriate, che è stata indicata col nome dei maestri e della città, e che fu poi estesa largamente nell'Etruria.
      I piccoli altari di terracotta recentemente scoperti sull'Esquilino, sono identici nella forma e nelle decorazioni precisamente ai doni votivi dei templi campani.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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