Ciò non esclude che pregevoli artefici abbiano lavorato in Roma, come lo prova l'antichissimo tempio di Cerere. Lo scultore Damofilo, che insieme con Gorgaso ha plasmato le figure di terracotta colorita per quel tempio, pare che non sia stato altri che il maestro di Zeusi, Demofilo da Imera (intorno l'anno 300 = 454). Noi possiamo in queste materie trarre più sicuro giudizio da quei rami delle arti plastiche, per i quali ci è possibile di istituire confronti sia con le testimonianze antiche, sia coi propri occhi.
Per la scoltura latina in pietra non si trovò quasi altro avanzo, che il sarcofago del console Lucio Scipione, lavorato in stile dorico sullo scorcio di questo periodo; ma la sua nobile semplicità vince tutte le opere etrusche di simil genere. Nelle celle mortuarie etrusche si rinvennero parecchi bei bronzi di severo stile, particolarmente elmi, candelabri ed altri simili suppellettili, ma quale di queste opere può reggere al paragone della lupa di bronzo, fusa col danaro raccolto dalle multe, collocata l'anno 458 = 296 accanto al fico ruminale nel foro romano, e che ancora oggi è il più bell'ornamento del Campidoglio. Nè si deve credere che i fonditori in metallo latini, non osassero come quelli etruschi, operare in grande, giacchè ci prova il contrario la statua colossale di bronzo di Giove capitolino, che Spurio Carvilio (console dell'anno 461 = 293) fece fondere col metallo delle armature sannitiche; essa era così grande che, colla limatura ritrattane nel cesellarla, si potè formare la statua del vincitore collocata ai piedi del colosso, il quale si scorgeva sino dai monti d'Alba.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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