Ma soltanto una seconda battaglia, che dette il console Manlio ai Latini ed ai Campani presso Trifanum, mise fine alla guerra; il Lazio e Capua si sottomisero e perdettero una parte del loro territorio.
Agli avveduti non isfuggirà che questa narrazione è piena di assurdità di ogni specie. Impossibile il guerreggiare degli Anziati dopo la loro sottomissione del 377 = 377 (LIV. 6,33); la guerra dei soli Latini contro i Peligni in assoluta opposizione colle condizioni contenute nei trattati tra Roma ed il Lazio; la marcia inaudita dell'esercito romano per recarsi a Capua passando sul territorio dei Marsi e dei Sanniti mentre tutto il Lazio era in armi contro Roma; per non parlare della relazione non meno confusa che sentimentale della rivolta militare del 412 = 342 e delle storielle del condottiero della medesima, costretto ad accettare tale compito, Tito Quinzio dalla mano rattrappita, il Götz di Berlichingen dei Romani. E ancora più sospette sono forse le ripetizioni: così ad esempio, quanto narrasi del tribuno di guerra Publio Decio è una copia dell'animoso atto di Marco Calpurnio Fiamma nella prima guerra punica; così è ripetuta nell'anno 425 = 329 l'espugnazione di Priverno per opera di Gaio Plauzio e solo questa è registrata nei fasti trionfali; così il sacrifizio della vita di Publio Decio avvenuta notoriamente per suo figlio l'anno 459 = 295. In questo capitolo degli annali tutta la narrazione rivela che fu scritta in un'altra epoca e da mano diversa di quella che scrisse le relazioni annaliste d'altri tempi, giudicate degne di maggior fede; la narrazione è traboccante di artificiosi quadri di battaglie, di elaborati aneddoti, come ad esempio quello del pretore di Setia il quale si rompe il collo sui gradini della casa comunale perchè fu così ardito da ambire il consolato; e così diversi aneddoti costruiti sul soprannome dato a Tito Manlio; è piena di particolarità e digressioni archeologiche in parte anche assai arrischiate, come ad esempio presso LIV. 1,52 la storia della legione, (ond'è manifestamente un nuovo frammento la notizia, a quanto pare sommamente apocrifa, sui manipoli del secondo Tarquinio composti di Romani e di Latini); l'interpretazione contradittoria del trattato tra Capua e Roma (V. la mia opera sulle monete romane, p. 333 A. 122); le formule del sacrificio votivo; il denaro della Campania; la lega laurentina; i due jugeri bina iugera nelle assegnazioni.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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