Nè può dirsi ch'essi evitassero per viltà i pericoli della guerra - la navigazione in mari sconosciuti con navi armate richiede coraggio, e che i Fenici non ne difettassero se ne hanno prove in buon numero. E meno ancora mancava ad essi la tenacia e un proprio e distinto sentimento nazionale. Gli Aramei, anzi, difesero colle armi e col sangue tanto ostinatamente la loro nazionalità contro tutti gli adescamenti della civiltà greca e contro tutte le violenze dei despoti orientali ed occidentali quanto mai nessun altro popolo indo-germanico, e dettero in ciò prova di tale ostinazione che a noi, uomini dell'Occidente, sembra non sappiamo bene se più o meno che umana.
È la mancanza di quel sentimento politico, che, congiunto col vivissimo amore di stirpe e con una incrollabile devozione alla città natale, forma il carattere distintivo e specialissimo dei Fenici. Non cedevano al fascino della irrequieta libertà, non ambivano il dominio, ma «vivevano tranquilli» dice il libro dei Giudici «a modo dei Sidoni, sicuri e di lieto umore, godendosi le loro ricchezze».
4. Cartagine contro gli Elleni. Di tutte le colonie fenicie nessuna giunse a più rapida prosperità e a più riposata sicurezza di quelle che i Tiri e i Sidoni fondarono sui lidi meridionali della Spagna e a nord dell'Africa, dove non arrivavano nè il braccio del gran re, nè la pericolosa rivalità dei navigatori greci; dove gli indigeni si trovavano di fronte agli stranieri come in America gli Indiani di fronte agli Europei.
Fra le molte fiorenti città fenicie, sorte su queste spiaggie, primeggiava la città nuova, Karthada, o Karchedon o, come è chiamata dagli occidentali, Cartagine.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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