Pagina (24/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il sistema di rinsanguare a spese dei sudditi i patrizi caduti in povertà inviandoli a riscuotere i tributi o ad amministrare la cosa pubblica nei comuni dipendenti - infallibile indizio d'una corrotta oligarchia urbana - era conosciuto anche in Cartagine.
      Aristotile attribuì a questo sistema la consistenza della costituzione cartaginese. Fino ai suoi tempi non era avvenuta in Cartagine alcuna notevole rivoluzione nè dall'alto nè dal basso; la plebe rimaneva senza capi poichè la dominante oligarchia poteva sempre offrire a tutti i nobili, ambiziosi o mendichi, uffici e guadagni; e doveva rassegnarsi a raccogliere le briciole, che dalle mense dei ricchi le si gettavano sotto forma di strenne elettorali o di somiglianti largizioni.
      Con un governo simile non poteva mancare un'opposizione democratica, ma fino ai tempi della prima guerra punita essa era senza forza. Più tardi, e in parte per reazione alle sconfitte sofferte, il numero dei malcontenti crebbe con una rapidità assai maggiore di quella della fazione demagogica che si era venuta formando a Roma intorno a questi stessi tempi; le assemblee popolari cominciarono ad occuparsi delle questioni politiche, e spesso, a dire l'ultima parola, incrinando così l'onnipotenza dell'oligarchia cartaginese. Anzi, finita infelicemente la seconda guerra punica, su proposta d'Annibale, fu decretato che nessuno del consiglio dei cento potesse durare in carica per due anni consecutivi, e fu così instaurata la piena democrazia; la sola, che, se non fosse stato troppo tardi, avrebbe potuto ancora salvare Cartagine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Cartagine Cartagine Roma Annibale Cartagine