E così giovò assai ai Cartaginesi la dovizia di cavalli, buoi, pecore e capre, per cui la Libia, grazie alla pastorizia nomade, secondo ci narra Polibio, prevaleva allora forse su tutti gli altri paesi della terra. E come i Cartaginesi sono stati maestri ai Romani nell'agricoltura, così lo erano nel saper sfruttare i popoli soggetti; per cui, a Cartagine, affluivano le rendite fondiarie della miglior parte d'Europa e della ricca provincia dell'Africa settentrionale, alcuni territori della quale, come per esempio il Byzakitis e le terre intorno alla piccola Sirte, erano d'una fertilità favolosa.
Il commercio, che dai Cartaginesi era riguardato fin dai primi tempi come una professione onorevole, la navigazione e l'industria manufattiera venute, in conseguenza del commercia stesso, in grandissimo sviluppo, procurarono a Cartagine un'ingente quantità di metalli preziosi. E si è già detto come questo popolo avesse saputo estendere, e nello stesso tempo concentrare nel suo porto il monopolio non solo dei traffici con i popoli stranieri, ma anche il commercio interno del Mediterraneo cartaginese, oltre tutti gli scambi tra le regioni occidentali e il Levante.
Quanto alle arti e alle scienze vi è ogni ragione per credere, che siano cominciate a Cartagine, come più tardi a Roma, per l'influenza ellenica.
Ciò non vuol dire che gli studi vi fossero negletti; anzi, consta che la letteratura fenicia ebbe una sua propria fioritura, e quando Cartagine venne espugnata vi si rinvennero ragguardevoli biblioteche e notevoli opere d'arte, sebbene non prodotte in Cartagine, ma portatevi dai templi della Sicilia.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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