Finalmente il principale baluardo dello stato punico era la flotta, alla quale erano rivolte tutte le cure del governo. Tanto nella costruzione navale quanto nel maneggio delle navi, i Cartaginesi superavano i Greci; in Cartagine furono costruiti i primi vascelli a più di tre ponti, ed i vascelli da guerra cartaginesi di quel tempo erano quasi tutti di cinque ponti, e generalmente migliori velieri di quelli greci; i rematori, tutti schiavi dello stato, e non tolti dalle galere, erano destri ed eccellentemente ammaestrati; i capitani impavidi.
In questo, Cartagine, era senza dubbio superiore ai Romani, i quali, con lo scarso numero delle navi degli alleati greci e col più scarso delle navi proprie, non erano in grado di mostrarsi in alto mare di fronte ad una flotta che in quel tempo dominava incontrastabilmente il mare occidentale.
Se riepiloghiamo quindi il risultato offertoci dal confronto dei mezzi delle due potenze, apparisce esatto il giudizio pronunciato da un Greco perspicace ed imparziale che cioè Cartagine e Roma, quando discesero in campo l'una contro l'altra erano due rivali degne di starsi a fronte.
Ma non possiamo tacere che, se Cartagine non lasciò intentata alcuna via per cui l'ingegno e la ricchezza potessero trovare e creare forze artificiali d'offesa e di difesa, non riuscì pero a supplire sufficientemente alle due deficienze fondamentali, di un esercito proprio di terra e di una salda e indipendente simmachia. Facile era l'accorgersi, che, come Roma non poteva essere attaccata se non in Italia, così Cartagine non era vulnerabile che nella Libia; e però non v'era dubbio, che a lungo andare essa non avrebbe potuto sottrarsi a questa prova.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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