La storia non può certo scusare il delitto di tradimento con cui si impadronirono della terra, che era stata loro affidata, ma essa non deve dimenticare che quel dio, il quale punisce i peccati dei padri sino alla quarta generazione, non è il dio della storia.
Chi si sente chiamato a sentenziare gli altrui peccati, condanni gli uomini; per la Sicilia poteva però riuscire salutare che in alcune delle sue città cominciasse a formarsi una potenza guerriera e nazionale, già capace di mettere in campo ottomila combattenti, e che a poco a poco si preparasse ad assumere colle proprie forze la difesa dell'isola dagli stranieri, difesa che, malgrado le eterne guerre, gli Elleni sempre più svogliati dal mestiere delle armi, non potevano più sostenere.
2. Gerone da Siracusa. Comunque sia, le cose andarono diversamente. Un giovane ufficiale siracusano, della famiglia di Gelone e stretto parente del re Pirro, si era meritato la stima de' suoi concittadini e l'amore dei soldati per la valentia di cui aveva dato prova combattendo sotto la bandiera dell'Epirota.
Era questi Gerone, figlio di Gerocle, prescelto dai suoi commilitoni a mettersi alla testa dell'esercito che era in discordia coi cittadini (479-480=275-274). Colla prudente sua amministrazione, coi suoi nobili modi e colla sua moderazione egli seppe ben presto guadagnarsi gli animi dei cittadini siracusani abituati al più ignominioso dispotismo e particolarmente i cuori dei Greco-siculi.
Egli si liberò, sia pure mancando di fede, dell'esercito straniero composto di mercenari, rigenerò la milizia cittadina, e fece ogni sforzo per far risorgere la potenza ellenica, profondamente scaduta, assumendo prima il titolo di generale, poi quello di re, facendo assegnamento sulle truppe cittadine e su nuovi e più docili assoldati.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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