Siracusa era allora in pace con i Cartaginesi, i quali di concerto coi Greci avevano cacciato dall'isola il re Pirro.
I primi e più vicini nemici dei Siracusani erano i Mamertini, progenie degli odiosi mercenari già estirpati, assassini dei loro ospiti greci, usurpatori di parte del territorio siracusano, oppressori e concussori di molte altre piccole città greche. In lega coi Romani, i quali appunto in quel tempo spedivano le loro legioni a Reggio contro i Campani, che erano per opportunità politica, per nazione e per misfatti i necessari alleati dei Mamertini, Gerone si volse contro gli occupatori di Messana.
In seguito ad una grande vittoria, per cui fu proclamato re dei siculi (484=270), gli riuscì di chiudere i Mamertini nella città. Dopo un assedio di parecchi anni essi si videro ridotti nell'impossibilità di fare colle proprie forze più lunga resistenza a Gerone.
Era chiaro che i Mamertini non avrebbero potuto lasciare la città a patti sopportabili, e che la scure del carnefice, come aveva saldato in Roma i conti dei Campani di Reggio, così avrebbe certamente punito in Siracusa quei di Messana: l'unica via di salvezza era quella di cedere la città o ai Cartaginesi o ai Romani; giacchè sì agli uni che agli altri doveva star tanto a cuore di impossessarsi di questa ragguardevole piazza, che non avrebbero guardato a sottigliezze. Era dubbio se convenisse di più arrendersi ai Fenici od ai padroni d'Italia; dopo un lungo tentennare la maggioranza dei Campani decise finalmente di offrire la loro fortezza, dominatrice dello stretto, ai Romani.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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