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      L'anno seguente entrambi i consoli sbarcarono senza alcuna difficoltà con un doppio esercito. Uno di essi, Marco Valerio Massimo, che dopo questa campagna fu detto «il Messanese» (Messalla), riportò una splendida vittoria sugli alleati cartaginesi e siracusani.
      Dopo questa battaglia l'esercito fenicio non si trovò più in grado di tener la campagna e fronteggiare all'aperto i Romani, onde vennero in potere di quest'ultimi non solo Alaesa, Centuripae e quasi tutte le piccole città greche, ma lo stesso Gerone abbandonò il partito cartaginese e chiese pace e alleanza ai Romani (491=263).
      5. Pace con Gerone. Passando ai Romani appena s'accorse che essi pensavano sul serio alla Sicilia e quand'era ancora in tempo di ottenere la pace senza fare alcun sagrifizio o cessione, Gerone seguì una sana politica. Gli stati mediani della Sicilia, Siracusa e Messana, che non potevano seguire una propria politica, ed ai quali altro non rimaneva se non la scelta tra l'egemonia romana e la cartaginese, dovevano naturalmente inclinare a scegliere la prima, posto che i Romani, come è credibile, non avevano l'intenzione di conquistare l'isola per se stessi, ma volevano solo impedire che cadesse nelle mani di Cartagine, ed in ogni caso le due città greche potevano sperare miglior trattamento e più sicura protezione per la libertà dei commerci da Roma che non dal sistema tirannico dei monopoli cartaginesi.
      Gerone fu, d'allora in poi, il più importante, il più costante ed il più stimato degli alleati che i Romani avessero nell'isola.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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