Forse mai, prima di allora, si erano incontrate in mare armate più numerose. La flotta romana di 330 vele contava per lo meno 100.000 uomini di ciurma oltre 40.000 soldati da sbarco, la cartaginese si componeva di 350 navi con una ciurma eguale all'incirca a quella dei Romani, cosicchè quel giorno si trovavano di fronte circa 300.000 uomini per decidere la sorte delle due potenti città.
I Fenici si presentavano in una sola estesissima linea appoggiantesi coll'ala sinistra alla costa siciliana. I Romani adottarono la formazione a triangolo avente al vertice le navi ammiraglie dei due consoli; obblique a destra ed a sinistra accanto ad esse la prima e la seconda squadra: la terza, che aveva a rimorchio i pontoni colla cavalleria, formava la linea che chiudeva il triangolo. Così serrate movevano le navi romane contro il nemico. Più lentamente le seguiva una quarta squadra di riserva. L'attacco cuneiforme sfondò senza difficoltà la linea cartaginese, il cui centro, al primo scontro, si ritirò. La battaglia si suddivise così in tre combattimenti separati.
Mentre gli ammiragli romani inseguivano il centro cartaginese colle due squadre poste alle loro ali e vennero col medesimo a combattimento, l'ala sinistra dei Cartaginesi appoggiata alla costa fece una conversione sulla terza squadra romana impedita di seguire le altre dai pontoni che rimorchiava, e, attaccandola vivamente con forze superiori, la spinse verso la costa; nello stesso tempo la riserva dei Romani fu aggirata in alto mare dall'ala destra dei Cartaginesi e assalita alle spalle.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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