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      10. Ripresa della guerra in Sicilia. Dopo questi straordinari successi i Cartaginesi poterono riprendere l'offensiva da lungo tempo abbandonata.
      Asdrubale, figlio d'Annone, sbarcò a Lilibeo con un forte esercito, che specialmente per la gran massa degli elefanti - ne aveva 140 - potè stare di fronte ai Romani; l'ultima battaglia aveva insegnato come fosse possibile supplire al difetto delle fanterie cogli elefanti e colla cavalleria.
      Anche i Romani ripresero la guerra in Sicilia: lo sgombro volontario di Clupea ci prova che la distruzione dell'esercito di Regolo aveva dato di nuovo il sopravvento in senato a coloro che non volevano arrischiare una campagna in Africa, e che si contentavano di sottomettere a mano a mano le isole.
      Ma anche per questo occorreva una flotta, ed essendo stata distrutta quella colla quale i Romani avevano riportato le vittorie di Milazzo, d'Ecnomo e del capo Ermeo, misero mano a costruirne una nuova.
      In una volta sola, furono impostate le chiglie per duecentoventi navi da guerra - fino allora non se ne erano mai vedute tante nello stesso tempo nei cantieri - e, mirabile a dirsi, nel breve spazio di tre mesi tutte furono pronte a prendere il mare.
      Nella primavera del 500=254 la flotta romana, numerosa di 300 navi, quasi tutte nuove, comparve sulla costa settentrionale della Sicilia, e con un fortunato attacco dalla parte di mare espugnò Panormo, la più considerevole città della Sicilia cartaginese, onde quasi al tempo stesso caddero nelle mani dei Romani le piazze minori Solus, Kephalaedium, Tyndaris, e su tutta la costa settentrionale dell'isola rimase in potere de' Cartaginesi la sola Thermae.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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