I Romani salvarono però quasi interamente l'equipaggio ed il loro carico (505=249).
12. Perplessità dei Romani. Il senato romano, dopo questi fatti, rimase in grave perplessità. La guerra durava da sedici anni e pareva che la fine ne fosse più lontana di ciò che era sembrato nel primo anno. Si erano perdute quattro grandi flotte, delle quali tre avevano a bordo eserciti; un quarto esercito, fiore di milizia, era stato distrutto dal nemico nella Libia, senza contare le perdite prodotte dai corsari, dagli scontri alla spicciolata, dalle battaglie sostenute in Sicilia, dalle innumerevoli guerriglie e dalle epidemie.
Quello che la guerra sia costata a Roma si rileva facilmente dal fatto, che il censimento della popolazione solo dal 502 al 507=252 al 247 diminuì di circa 40.000 anime, che è come dire la sesta parte della popolazione; e in questo calcolo non sono comprese le perdite degli alleati, che portarono soli tutto il peso della guerra marittima e nello stesso tempo parteciparono, almeno quanto i Romani, alla guerra terrestre.
Non è possibile farsi un'idea delle perdite finanziarie, ma è facile immaginare come debba essere stato gravissimo tanto il danno diretto cagionato all'erario pubblico dalla perdita delle navi e del materiale, quanto il danno derivante dal ristagno del commercio.
Ma quel che rendeva più grave la situazione era che tutti i mezzi coi quali si sarebbe potuta ultimare la guerra erano esauriti.
Si era tentato uno sbarco in Africa con un esercito valido e già favorito dalla vittoria, e il colpo era andato fallito.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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