Quanto alle condizioni secondarie erano, come ben si comprende, la gratuita restituzione dei prigionieri romani ed il pagamento di una contribuzione di guerra; fu però risolutamente respinta la pretesa, messa innanzi da Catulo, che Amilcare consegnasse le armi e i disertori romani.
Catulo rinunziò a questa pretesa e concesse ai Fenici la libera partenza dalla Sicilia contro la modica taglia del riscatto di 18 danari (L. 15) per testa.
Se i Cartaginesi non desideravano di continuare la guerra, essi potevano essere contenti di queste condizioni. Quanto al generale romano, può darsi che il naturale desiderio di apportare alla patria insieme col trionfo la pace, il ricordo del caso di Regolo e della mutabile fortuna della guerra, la considerazione che lo slancio patriottico, di cui quella vittoria era frutto, non si poteva nè imporre, nè facilmente ottenerne la ripetizione, e fors'anche la personalità di Amilcare, concorsero a farlo pieghevole e condiscendente.
È certo che a Roma i preliminari della pace non furono bene accolti e l'assemblea del popolo, che probabilmente era sotto l'influenza dei patriotti che avevano promosso l'allestimento dell'ultima flotta, si rifiutò sulle prime di ratificarli.
Noi non conosciamo la causa precisa del rifiuto e non sappiamo quindi se gli oppositori volessero con ciò obbligare il nemico a maggiori concessioni, o perchè, ricordandosi che Regolo aveva domandato a Cartagine la rinunzia alla sua indipendenza politica, fossero decisi a continuare la guerra fino a conseguire quest'intento.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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